Le Vie dei Tesori in Sicilia

L’autunno in Sicilia è il momento perfetto per scoprire tutte le sue bellezze storico culturali.

L’autunno è Le Vie dei Tesori, uno tra i più grandi Festival italiani dedicati alla valorizzazione del patrimonio culturale, monumentale e artistico delle città. Una grande occasione di riappropriazione dei luoghi da parte dei cittadini e una straordinaria opportunità per i turisti.

Oltre quattrocentocinquanta tesori visitabili con un sistema digitale e smart. Palazzi nobiliari, terrazze segrete, monasteri, chiese e cripte, giardini, musei scientifici: luoghi in gran parte di solito chiusi o non raccontati.

Le Vie dei Tesori 2019 si svolge in 8 weekend tra settembre e novembre; venerdì, sabato e domenica.

Per questa edizione si è iniziato il 13 settembre con dieci città, per tre weekend, fino al 29 settembre: Acireale, Caltanissetta, Marsala, Messina, Naro, Noto, Sciacca, Sambuca, Siracusa, Trapani. Il 4 ottobre il testimone è passato a Palermo, Catania, Ragusa, Modica e Scicli, che diventeranno un grande museo diffuso fino a domenica 3 novembre. Dalle saline della Sicilia occidentale agli splendori del Barocco in Val di Noto, dall’itinerario arabo-normanno a Palermo ai tesori nascosti nel cuore dell’Isola.

In questi due weekend sono io stessa andata alla scoperta delle ricchezze più nascoste di Catania e Ragusa.

A Catania ho visto siti e palazzi storici mai visti primi, è stata una esperienza unica perchè accompagnata dalle spiegazioni delle guide.

Sono entrata nelle gallerie del “il Colosseo nero”, l’anfiteatro romano di piazza Stesicoro. Per imponenza, è secondo soltanto all’originale romano e l’impronta dell’Etna si vede chiaramente poiché il materiale usato fu proprio la lava, ricoperta di marmo bianco. Il maestoso anfiteatro venne edificato a ridosso della collina Montevergine, in età imperiale, nel II-III secolo dopo Cristo. Era in grado di accogliere 15 mila spettatori. Aveva 32 ordini di posti, una cavea con quattordici gradoni e forse pure una copertura con grandi teli per riparare il pubblico dal sole o dalla pioggia.

Sono entrata nei meandi della Cripta di Sant’ Euplio, importante tappa nella città sotterranea, dove rivive la storia della Catania paleocristiana, al tempo di Eùplio, martire al quale questo luogo è dedicato. Giovane di famiglia patrizia, dal carattere esuberante, innamorato di quei Vangeli che Domiziano aveva proibito con il suo editto, convocato nel Foro romano davanti al governatore della Sicilia Calvisiano, si autodenunciò come cristiano, portando con sé i Vangeli in segno di sfida. Fu torturato e decapitato. Di questa antica cripta resta visibile un piccolo pilastro in stile corinzio che pare reggesse un vangelo in pietra. Quasi del tutto cancellato dall’umidità è l’affresco dell’altare, conservatosi fino agli anni Cinquanta, che rappresentava il santo catanese con il vescovo Serapione, a sua volta martirizzato.

Ho salito  i 141 gradini della scala a chiocciola della Chiesa di San Nicolò l’Arena da lassù si scorge l’Etna, il Monte Po e perfino le coste della città di Siracusa.

Sono entrata per la prima volta nel complesso di Santa Maria della Rotonda è uno degli esempi di trasformazione di edificio termale romano in chiesa cristiana. Per lungo tempo si è creduto che le Terme della Rotonda – edificate fra il I e il II secolo dopo Cristo – fossero il Pantheon della città.

Ho camminato nella stanze della prima casa di Vincenzo Bellini, passato alla storia come il musicista dal viso d’angelo, simbolo della genialità di Catania, bandiera del melodramma italiano, amato in tutto il mondo. Fu forse la sua morte precoce, a meno di 34 anni, e quel talento unito alla gentilezza dell’aspetto che fecero sì che, già nel 1919, il Real Circolo Bellini avviasse una sottoscrizione per trasformare la casa del musicista in monumento nazionale.

Sono rimasta affascinata ammirando le stanze del Palazzo Asmundo di Gisira, costruito nel 1704, dopo il devastante terremoto del 1693, fu tra i primi edifici a essere eretto nella piazza che all’epoca prendeva il nome di San Filippo, oggi Mazzini. Trasformato ora in albergo, conserva affreschi e decori di pregio.

Mi sono sentita una romana entrando nel Teatro Romano, che poteva ospitare fino a settemila spettatori, risale al II secolo dopo Cristo, su una struttura preesistente di età greca costruita nell’antica acropoli. In un diametro di circa ottanta metri sono ancora visibili l’orchestra, la cavea (su alti corridoi coperti a volta) e parti della scena.

Anche Ragusa ha aperto i suoi tesori. Domenica mi sono spostata nella bella città barocca.

Qui ho iniziato la mia visita da Ragusa Superiore. Sono entrata nella Chiesa del Collegio di Maria, che i ragusani chiamano affettuosamente “la Badia”, fronteggia la piazza della cattedrale di San Giovanni con la sua facciata scandita da imponenti colonne. Legata all’istituzione dell’Opera Pia Collegio Maria Santissima Addolorata, la chiesa fu fondata nel 1795 dalla devota nobildonna Felicia Schininà dei marchesi di Sant’Elia, per accogliere le fanciulle di ogni ceto o famiglia; divenne poi anche cappella universitaria. È uno dei capolavori dell’architettura ragusana, punto di transizione dalla gloriosa stagione tardo barocca alle nuove forme neoclassiche.

Mi sono poi spostata verso Palazzo Zacco. Questo palazzo edificato nella seconda metà del XVIII secolo costruito dal barone Melfi di Sant’Antonino e acquistato alla fine del secolo successivo dalla famiglia Zacco. La bellezza dell’edificio comincia dall’esterno: i balconi poggiano su grandi mensole con personaggi, musici, volti grotteschi e raffigurazioni antropomorfe. Particolarmente originale è la mensola centrale del balcone laterale destro, con il musico che suona le maracas e il mascherone sottostante che si rivolge ai passanti con una smorfia burlesca. Anche nel prospetto laterale si trovano tre balconi, tra cui spicca quello al centro, che si appoggia su cinque mensoloni.

Pausa pranzo in uno dei miei ristoranti preferiti a Ragusa, Origini Bistrot.

Ambiente luminoso ed elegante in una posizione unica della città, proprio di fronte la Cattedrale di San Giovanni. Ogni piatto racconta qualcosa in più della Sicilia, con i suoi sapori autentici del territorio rivisitati in una chiave contemporanea.

Per spostarsi da Ragusa Superiore a Ragusa Ibla via Scale regala uno degli scorci più belli e lungo il percorso tappa alla Chiesa della Madonna delle Scala che è quella che meglio conserva i segni di un glorioso passato medievale. Voltate le spalle a un panorama mozzafiato, si entra a visitarla e si scopre che portali e cappelle, miracolosamente scampati al terremoto del 1693, raccontano ancora oggi una storia secolare, altrove cancellata dal sisma. Bisogna quindi godere di questo ricco scrigno della città, l’unico che ha conservato intatta la sua veste quattro-cinquecentesca.

 

Arrivati nel cuore di Ragusa Ibla tappa in uno dei palazzi storici che regala una delle foto più instagrammabili di Ibla. Sto parlando di Palazzo Arezzo di Trifiletti. Varcato il sontuoso portale in pietra asfaltica del cortile, superata una scenografica scalinata, si scopriranno gli arredi, le maioliche napoletane del pavimento, gli affreschi, i tessuti, gli oggetti personali dei nobili proprietari. Gli eleganti saloni, aperti su una magnifica veduta di piazza Duomo, accolgono gli ospiti nel migliore dei modi.

Piccola chicca, a pochi passi sempre dalla piazza principale c’è il Teatro di Donnafugata, costruito nell’Ottocento, ricavato nei bassi del palazzo della famiglia Arezzo di Donnafugata, riaperto a opera della famiglia nobiliare, è dotato di poco più di un centinaio di posti a sedere tra parterre e palchetti. Il “Donnafugata” rappresenta un elegante gioiellino fra i teatri all’italiana, dove tutto è in formato mignon.

Anche questa volta a rendere ancora più piacevole il nostro weekend ragusano ci ha pensato Relais Antica Badia, accogliendoci con calore ed eleganza tra le sue mura storiche.

Se vi ricordate qui vi avevo parlato già di questo magnifico boutique hotel nel cuore di Ragusa Superiore.

Un gioiello,  un  palazzo costruito a Ragusa dopo il sisma del 1693 che fu dimora di uno dei fondatori del nuovo centro abitato di Ragusa Superiore, il Barone Mario Leggio.

Relais Antica Badia, così come ORIGINI Bistrot, sono parte del Gruppo San Maurizio 1619, una realtà che prende vita nelle colline delle Langhe, in un monastero cistercense risalente al 1619, per il quale quest’anno festeggiamo i 400 anni (#1619_2019). Il loro obiettivo è quello di esportare l’arte del “buon vivere” in tutto il mondo. Un mondo che racchiude in sé l’hotellerie, il benessere, la ristorazione e la cura per la persona e per l’ambiente.

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